incidente stradale chi paga le spese dell'avvocato

Incidente Stradale: chi paga le spese dell’avvocato?

Quando si fa un incidente stradale e si mette di mezzo l’avvocato, la domanda sorge spontanea: chi paga le spese dell’avvocato?

Sono convinta che, nel caso di incidente stradale, farsi assistere da un avvocato specializzato nel risarcimento danni sia la scelta migliore per far valere realmente i propri diritti. 

E questo è certamente uno dei motivi che mi ha spinto ad occuparmi esclusivamente di questa materia, che richiede approfondimenti e pratica continui.

Capire però chi paga le spese dell’avvocato è importante per il danneggiato. Lo è tanto quanto capire l’importanza di non improvvisare e di non lasciar mai fare solo all’assicurazione, se si vuole davvero ottenere la piena tutela dei propri diritti.

In questo articolo vedremo, inizialmente, come vengono ripartite le spese legali in fase giudiziale. Ci concentreremo poi sulla questione, più annosa, delle spese legali in fase stragiudiziale, ossia quando ancora non si è instaurato un giudizio davanti ad un Giudice.

Incidente stradale: chi paga le spese dell’avvocato?

Attenzione, però. La prima risposta corretta alla domanda su chi paga le spese legali dell’avvocato è: dipende dagli accordi presi con il proprio avvocato.

Perché, in realtà, in una pratica di incidente stradale il primo che è tenuto a corrispondere le spese legali al proprio avvocato, è la persona che lo incarica dell’assistenza, cioè il danneggiato

Oltre a questo ci può essere l’intervento di altri soggetti tenuti a pagare le spese legali. Tra questi, le compagnie di assicurazione, nei termini che potrai leggere in questo articolo.

Quello che diventa davvero fondamentale è quindi l’accordo sulla definizione del compenso che hai preso per iscritto con l’avvocato in merito alle spese legali.

L’accordo su chi paga le spese dell’avvocato

Ho ottenuto un risarcimento dall’assicurazione e adesso l’avvocato mi chiede le spese legali. Ma è giusto? Chi paga le spese dell’avvocato? L’avvocato mi chiede la sua nota, come mi devo comportare?

La risposta corretta è dipende dall’accordo che hai con il tuo avvocato. 

Le spese dell’avvocato, nella fase stragiudiziale e giudiziale, vengono certamente riconosciute dell’assicurazione. Tuttavia può essere che quanto riconosciuto non sia sufficiente o proporzionato all’attività che è stata svolta, o alla complessità della pratica.

Ecco che, sin dal primo momento in cui si incarica il legale dell’assistenza, per assoluta chiarezza, è indispensabile stipulare con il proprio avvocato un accordo scritto sulla definizione dei compensi o spese legali. 

Il sistema di compensi più usato in una pratica di risarcimento danni da incidente stradale è quello della pattuizione del compenso a percentuale sul valore dell’affare, previsto dall’articolo 25 del Codice deontologico forense.

Poi, le spese legali, come ora analizzeremo, vengono rimborsate dall’Assicurazione. Siccome, però, ogni pratica comporta delle variabili e delle complessità specifiche (e un’attività diversa per l’avvocato), è fondamentale stabilire anche questo aspetto nell’accordo sui compensi che si va pattuire con il proprio avvocato, prima di affidargli il mandato.

L’importanza di farsi assistere da un avvocato nel caso di incidente stradale

Farsi assistere da un avvocato specializzato è fondamentale. Questo sia perché spesso si sottovaluta la complessità di gestione di una pratica di risarcimento danni, sia perché non si conoscono tutte le voci di danno di cui si ha realmente diritto al risarcimento. 

Basti solo pensare, ad esempio, al rispetto dei termini di prescrizione per la richiesta del risarcimento. Oppure alla necessità di rispettare determinati requisiti nella redazione della diffida o, ancora, alle giuste indicazioni in merito alle prove da fornire all’Assicurazione per dimostrare i danni subiti.

Lasciando gestire la pratica esclusivamente alla propria assicurazione, il rischio è di ricevere in risarcimento molto meno del dovuto. Il tutto senza comprendere a che cosa si riferisce la somma (spese mediche, danno non patrimoniale, danno morale, danno da capacità lavorativa specifica).

L’assicurazione tende a sconsigliare l’intervento dell’avvocato. Minimizza la complessità della pratica, soprattutto quando l’incidente non ha avuto conseguenze gravi alla persona o quando si tratta di danni solo materiali. E ciò è anche comprensibile, dato che è l’assicurazione che deve pagare le spese legali.

Lasciando fare solo all’assicurazione, però, è evidente come vi sia uno squilibrio tra la parte che deve risarcire (l’assicurazione) e il soggetto danneggiato. Questo dato che è l’assicurazione – soggetto evidentemente più forte – a stabilire quanto risarcire, senza che vi sia un interlocutore alla pari in grado di comprendere a pieno la correttezza della somma ricevuta.

Chi paga le spese legali dell’avvocato nella fase giudiziale?

Nella maggior parte dei casi, le richieste di risarcimento avanzate dal danneggiato, si risolvono in accordi stragiudiziali tra le parti e senza bisogno di rivolgersi al giudice.

Tuttavia, può succedere che le parti non riescano a trovare un accordo. Infatti il danneggiato potrebbe non accettare l’offerta di risarcimento proposta dall’Assicurazione, poiché la ritiene insoddisfacente. 

In questo caso, per definire la vertenza, ci si rivolge al Giudice, delegando ad un terzo la valutazione dell’effettiva entità del danno. 

Se il Giudice attribuisce ragione al danneggiato, la parte soccombente (cioè perdente), ossia l’Assicurazione, dovrà pagare le spese legali anticipate da parte vincitrice. 

Questo in linea di principio, in base al principio di soccombenza.

Il principio di soccombenza è quel principio di diritto che pone a carico del soccombente, ossia del soggetto che perde il giudizio, e a favore della parte vittoriosa la responsabilità per le spese del processo.

Quindi chi perde la causa dovrà corrispondere le spese legali sostenute dalla controparte. 

In caso di giudizio instaurato per il risarcimento del danno da incidente stradale, il danneggiato vincitore del procedimento, si vedrà pagare anche i costi sostenuti per la causa. Ad esempio il contributo unificato e le spese di notifica e la parcella del proprio avvocato.

Va da sé che se il danneggiato perde la causa, sarà lui a dover pagare le spese legali sostenute dall’assicurazione per il giudizio. 

Questo, si ribadisce, in linea di principio perché le cause le decidono i Giudici anche in merito alle spese legali.

E resta ferma la libertà per il giudice di decidere compensando le spese legali, cioè decidendo che ciascuna parte si paghi le sue spese e il suo avvocato.

Questo può accadere se nella causa sono state affrontate questioni complesse sotto il profilo giuridico. La decisione del giudice di compensare le spese deve essere motivata in sentenza.

Se questo è lo scenario che si verifica in caso di giudizio, vediamo ora cosa dice la legge e cosa accade in materia di spese legali in fase stragiudiziale.

Chi paga le spese legali dell’avvocato in fase stragiudiziale?

La maggior parte delle vertenze di risarcimento danno tra danneggiato ed Assicurazione si risolvono in fase stragiudiziale, che non prevede l’intervento di un Giudice.

In riferimento al risarcimento del danno subito, il Codice Civile all’art. 1223 definisce il c.d. principio di causalità stabilendo che: 

<<Il risarcimento del danno per l’inadempimento o per il ritardo deve comprendere così la perdita subita dal creditore come il mancato guadagno, in quanto ne siano conseguenza immediata e diretta.>>. 

Tale principio stabilisce che il risarcimento di un danno subito deve essere integrale. Deve comprendere, quindi,  sia le spese sostenute dal danneggiato a causa del sinistro (c.d. “danno emergente”), che il suo eventuale e successivo mancato guadagno (c.d. “lucro cessante”), poiché si tratta di danni che si pongono come “conseguenza immediata e diretta” del sinistro stradale. 

Ciò detto, ci si è spesso interrogati sulla natura del danno derivante dall’esborso – da parte del danneggiato – delle spese legali per assistenza stragiudiziale nella definizione del sinistro.  

Sul punto, è intervenuta la Corte di Cassazione per dirimere la questione. 

Infatti, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione nella sentenza n. 16990/2017  hanno affermato che 

«il rimborso delle spese di assistenza stragiudiziale ha natura di danno emergente, consistente nel costo sostenuto per l’attività svolta da un legale in detta fase precontenziosa. L’utilità di tale esborso, ai fini della possibilità di porlo a carico del danneggiante, deve essere valutata ex ante, cioè in vista di quello che poteva ragionevolmente presumersi essere l’esito del futuro giudizio».

Le spese legali affrontate durante la fase stragiudiziale costituiscono un danno patrimoniale che, in quanto rientranti nell’alveo del danno emergente di cui all’art. 1223 del Codice Civile, devono essere risarcite al danneggiato. 

Occorre porre l’attenzione su un punto fondamentale e su cui, nel corso degli anni, si è più volte interrogata la giurisprudenza. Andiamo ad approfondire la questione.

Il rimborso delle spese legali nella procedura di risarcimento diretto

Se, alla luce di quanto sopra, non vi è dubbio che le spese legali debbano essere risarcite al danneggiato, come voce del c.d. danno emergente derivante dall’incidente stradale, il diritto all’assistenza legale del danneggiato è stato messo in dubbio dall’introduzione della procedura di risarcimento diretto. 

La procedura di risarcimento diretto si applica quando il sinistro stradale consiste in uno scontro tra due veicoli. Per approfondire questa tematica vi invitiamo a consultare gli articoli del nostro blog che trovate a questo link e a questo link.

L’art. 9 comma 2 del D.P.R. n. 254/ 2006 che disciplina l’indennizzo diretto, stabilisce che: 

<<nel caso in cui la somma offerta dall’impresa di assicurazione sia accettata dal danneggiato, sugli importi corrisposti non sono dovuti compensi per la consulenza o assistenza professionale di cui si sia avvalso il danneggiato diversa da quella medico-legale per i danni alla persona.>>

Ad una prima lettura sembrerebbe quindi che, nell’ambito dei sinistri in cui si applica la procedura d’indennizzo diretto, gli unici oneri professionali rimborsabili siano quelli del medico-legale a cui il danneggiato si è rivolto per la perizia medico legale di parte. 

La norma esclude esplicitamente che possano riconoscersi ulteriori compensi professionali, non riconoscendo, quindi, le spese legali. 

Tuttavia, la giurisprudenza, sia di legittimità che di merito nell’interpretare la norma, afferma esattamente il contrario.

Ciò che viene ribadito dai Giudici è il diritto del danneggiato a farsi assistere da un avvocato, anche nella fase stragiudiziale ed il suo conseguente diritto ad ottenere il rimborso dei relativi compensi legali. 

Il diritto alla difesa del danneggiato nel rapporto con l’Assicurazione

Nel rapporto tra il danneggiato in un incidente stradale e l’Assicurazione, il danneggiato ha  diritto alla difesa. O meglio, ha diritto ad essere difeso – assistito, rappresentato – da un avvocato nella pratica del risarcimento.

Questo diritto trova conferma in numerosissime pronunce della Corte di Cassazione, tra cui si cita la n. 11606 del 2005, ove la Suprema corte ha ribadito che 

<<l’istituto assicuratore non solo è economicamente più forte ma anche tecnicamente organizzato e professionalmente attrezzato per affrontare tutte le problematiche in materia di risarcimento del danno da circolazione stradale, attesa la complessità e molteplicità dei principi regolatori della materia>>. 

Il diritto alla difesa nasce dalla disparità di potere tra le due figure che si contrappongono nella procedura di risarcimento del danno da incidente stradale. Vediamo quindi il danneggiato, la parte debole, e l’Assicurazione, la parte forte.

Ecco che la Corte di Cassazione ritiene che la norma di attuazione della procedura di risarcimento diretto debba considerarsi scorretto nella parte in cui non riconosce il diritto alla difesa del danneggiato, diritto costituzionalmente garantito agli art. 3, 24 e 32 della Costituzione. 

Questo perché il danneggiato, in quanto parte debole, quando non è assistito da un legale deve sottostare alle condizioni risarcitorie imposte dalla propria compagnia, che gode di una posizione prevalente, accontentandosi di quanto viene offerto dai liquidatori.

La Corte di Cassazione si esprime

Ecco che in merito all’interpretazione dell’art. 9 comma 2 del D.P.R n. 254 del 2006 si è recentemente espressa la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 201 del 2020 ha stabilito:

<< In tema di risarcimento diretto dei danni derivati dalla circolazione stradale, l’art. 9, comma 2, del d.P.R. 18 luglio 2006, n. 254, emanato in attuazione dell’art. 150, comma 1, del d.lgs. 7 settembre 2005, n. 209, il quale, per l’ipotesi di accettazione della somma offerta dall’impresa di assicurazione, esclude che siano dovuti al danneggiato i compensi di assistenza professionale diversi da quelli medico-legali per i danni alla persona, si interpreta nel senso che sono comunque dovute le spese di assistenza legale sostenute dalla vittima purché il sinistro abbia presentato particolari problemi giuridici, ovvero quando essa non abbia ricevuto la dovuta assistenza tecnica e informativa dal proprio assicuratore, dovendosi altrimenti ritenere nulla detta disposizione per contrasto con l’art. 24 Cost., e perciò da disapplicare, ove volta ad impedire del tutto la risarcibilità del danno consistito nell’erogazione di spese legali effettivamente necessarie.

Sarà sempre irrisarcibile la spesa per compensi all’avvocato quando la gestione del sinistro non presenti alcuna difficoltà, i danni da esso derivati siano modestissimi, e l’assicuratore abbia prontamente offerto la dovuta assistenza al danneggiato.>>

In altre parole, la Corte di Cassazione stabilisce che le spese per assistenza legale devono essere corrisposte al danneggiato ogniqualvolta il sinistro presenti particolari difficoltà nella trattazione, o quando l’assicuratore del danneggiato non gli abbia prestato pronta assistenza. 

La Corte di Cassazione ha inoltre ritenuto che questa possa essere l’unica interpretazione costituzionalmente legittima, dovendosi disapplicare l’articolo in esame tutte quelle volte in cui viene escluso in toto il diritto al rimborso delle spese legali del danneggiato. 

Unici limiti al rimborso delle spese legali rimangono quelle circostanze in cui, per l’esiguità del danno e mancanza di particolari difficoltà nella definizione, il risarcimento del danno possa direttamente trattarsi con il danneggiato per il tramite del suo assicuratore.

In conclusione

Occorre precisare che raramente la trattazione dei sinistri, anche i più banali, è di facile e pronta risoluzione. 

Questo perché la materia dell’infortunistica stradale è specifica e complessa. Pertanto richiede una conoscenza puntuale e completa della normativa applicabile in materia, che non può pretendersi da chi non la studia e approfondisce quotidianamente. 

Ecco che nella prassi  le Compagnie Assicurative riconoscono sempre il diritto del danneggiato al rimborso delle spese legali. Ciò in ragione del fatto che viene riconosciuta quella disparità di potere – economico e difensivo – tra le due posizioni che si contrastano nella fase di trattazione del sinistro. 

 

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